Cuddura

Collura in siciliano cuddura deriva dal greco κολλύρα (kollura) che significa corona e in origine ne sottolineava la forma a ciambella.

Questa forma agevolava i pastori e i contadini che potevano portare a braccio questi biscotti per lunghi viaggi. A Tripi la forma di questi biscotti tipici ricorda molto i capitelli greci, forse un omaggio a un legame a ritroso nel tempo con l’antica civiltà di Abakainon che oserà sfidare il tiranno Dionisio. Il re di Siracusa affrontò Abacena e i Cartaginesi nella battaglia di Campogrande nel 393 a.C lì dove oggi sorge il Bar Cautela.

Le cuddure sono dolci che hanno come base una ricetta molto semplice che si tramanda nella Magna Grecia da generazioni. L’uso più cristiano viene ricordato nei periodi pasquali, quando nell’impasto viene incastonato un uovo. In passato le cuddure venivano regalate dalle ragazze ai fidanzati a riprova del proprio amore.

Oggi il dolce viene preparato durante tutto l’anno e si presenta nella sua forma classica e originaria. Esistono tuttavia diverse varianti dello stesso. Ne conosciamo almeno 6, di cui 4 solo in Sicilia. Queste hanno ottenuto la denominazione di prodotto agroalimentare tradizionale (PAT) dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

La base molto semplice, a testimonianza dell’origine umile della cuddura o cudduredda, si prepara con lievito, farina, acqua e sale. Nonostante sia ritenuto "il dolce dei poveri" le varianti hanno permesso di tramandarlo e diffonderlo in tutto il meridione, facendolo apprezzare a tutti i ceti e a tutti i palati. In Puglia sono conosciute con il nome di "scarcelle" mentre in Calabria come cuzzupe. La ricetta originaria della cuddura cu l’ovu prevede però un uso abbondante di uova nell’impasto e questo garantisce al biscotto finale quella doratura arancio così caratteristica e inconfondibile.